ITALIA SLOW TOUR: Stradella e gli Artisti della Fisarmonica - ENGLISH SUBTITLES 

 con Patrizio Roversi, a spasso per l'Oltrepò. Ultimo Appuntamento: "Gli Artisti della Fisarmonica di Stradella", si parla di Stradella e della tradizione della Fisarmonica alla Fabbrica Dallapè e al Museo della Fisarmonica. Realizzato da Fondazione per lo Sviluppo dell'Oltrepò Pavese nell'ambito delle attività di promozione del territorio.

Oltre l'Oltrepò

Terzo episodio della trilogia dedicata all'Oltrepò Pavese, a cura di Laboratorio Probabile: la Musica delle Quattro Provincie, La Fisarmonica, il Piffero, i balli della tradizione - anche questo è Oltrepò Pavese! Regia: Samuele Wurz e Alberto Tamburini

La Storia della Fisarmonica di Stradella.

Nel 1871, il trentino Mariano Dallapé ideò proprio a Stradella il prototipo della fisarmonica cromatica che nacque, sempre a Stradella, nel 1890. La storia della Fisarmonica di Stradella è raccontata oggi in un Museo che ripercorre le fasi di un’invenzione identificativa per l’economia e la società, l’arte e la musica non soltanto stradelline. Sono cinque attualmente i laboratori di fisarmoniche attivi a Stradella (Beltrami Fisarmoniche, Maga Fisarmoniche, Fisarmoniche Stocco, Fisarmoniche by Marco, F.lli Corsio); alcuni sono visitabili, compresa la Fabbrica di Armoniche Mariano Dallapé e Figlio dove furono applicate le innovazioni che portarono alla fisarmonica moderna. Quella cantata da Paolo Conte nella “Fisarmonica di Stradella”, che è un inno all’Oltrepò, al suo ambiente, alle sue città. La fisarmonica ha fatto conoscere ovunque il nome di Stradella. Essa ha rappresentato l'espressione più autentica del lavoro, della creatività, dell'intelligenza e della vocazione manifatturiera di un'intera comunità. Presentiamo qui il video realizzato dall'AESS, l'Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia

Il Museo della Fisarmonica di Stradella

Il Museo della Fisarmonica di Stradella raccontato dal suo Direttore, Carlo Aguzzi. 

Il Suono della Memoria: Dallapè, la Storia della Fisarmonica di Stradella

il Suono della Memoria: La Storia della Fisarmonica di Stradella - Fabio e Fabrizio Dallapè, ci parlano della Fabbrica Armoniche "Mariano Dallapè e Figlio".

UN LIUTAIO ALL'OMBRA DEL CASTELLO

Ai piedi del castello che non c’è (quasi) più, quello di Montué, vive e lavora un liutaio. Si chiama Giuseppe Tumiati e non è un personaggio fuggito da una ballata medievale: è nato nel 1960 e possiede l’opera omnia del Banco del Mutuo Soccorso. Ha anche 8 gatti, che lo hanno adottato come spesso accade in campagna, dove sono i gatti a scegliersi il padrone, non viceversa. Il suo gatto preferito è una gatta e si chiama Camilla. Giuseppe Tumiati è arrivato a Montué da Milano nel 2000. Cercava un posto dove vivere con la sua famiglia, lontano – ma non troppo – dalla città. Prima di partire aveva redatto un elenco di luoghi possibili, poi aveva visto la casa di Montué e aveva strappato l’elenco. La sua casa e il suo laboratorio sono una cosa sola, soltanto disposti su piani diversi. Il laboratorio guarda verso una valle di boschi e profuma di legni. La casa guarda verso la strada e dice che qui si può arrivare in mezz’ora da Milano. Fra il laboratorio e la casa c’è la connessione Internet, che non è un dettaglio da poco: attraverso Internet, Tumiati lavora con tutto il mondo (www.lute.net). Lo cercano e gli commissionano liuti, ma anche tiorbe, arciliuti, violini e colascioni, viole e chitarre rinascimentali. Lo cercano perché non son molti i liutai nel mondo e non molti sono come Giuseppe Tumiati. Che ha iniziato così: “Avevo studiato il pianoforte per anni, ma senza grande convinzione. Un giorno, nell’appartamento del piano di sopra si verificò una perdita d’acqua e l’acqua scese in casa mai e rovinò il piano. Portai lo strumento a riparare e iniziai a frequentare il laboratorio del riparatore. Poi iniziai a collaborare con lui e capii che, fino ad allora, avevo sbagliato posizione: era lo strumento che m’interessava, non suonarlo, dovevo stare dietro e dentro lo strumento, non davanti”. La decisione fu quella di frequentare la Civica Scuola di Liuteria di Milano. Quattro anni di corso, più la pratica e il lavoro. Per lavoro, Tumiati scelse qualcosa di coerente con la sua passione: realizzare astucci per liuti e strumenti antichi. Cosa che potrebbe essere definita come un “nuovo lavoro”, ma che in realtà è un lavoro molto antico e anche molto raro perché ogni strumento ha proprie dimensioni e proprie esigenze. Manualità: questa fu la palestra di Tumiati, che realizzò anche gli attrezzi per confezionare gli astucci giacché anche gli attrezzi, come gli astucci, non erano facili da trovare. E ogni liuto è una storia. Tumiati, ad esempio, non esegue un ordine di realizzazione: lo indaga. Chiede al committente chi sia il suo Maestro, perché “ogni insegnante ha le sue idee” su spaziature e misure. Nel tempo, Tumiati ha imparato a conoscere i Maestri, attraverso e con i loro allievi. E anche a cercare i legni giusti: per i piani armonici, l’abete rosso della Val di Fiemme; per le casse, l’acero dei Balcani. Il cipresso è il legno d’elezione per i liuti, il legno “più musicale”. E poi bisogna aver pazienza, perché ogni millimetro di spessore deve essere calcolato, ogni forma esatta, pensando che per realizzare un liuto non occorrono meno di 100 ore di lavoro. Tumiati lo spiega a chi lo va a conoscere e il suo laboratorio è aperto al racconto e alla dimostrazione. A volte, lo spiega in incontri con il pubblico, dove si fa accompagnare da un musicista. Lui non suona, no. Lui sta dietro e dentro. Che è come dire nell’anima.