I Bianchi D'oltrepo'

Se Veronelli prediligeva i rossi, un altro grande, Mario Soldati, apprezzava invece i bianchi dell’Oltrepò, come si evince dal suo “Vino al vino – alla ricerca di vini genuini” del 1969 (Arnoldo Mondadori Editore). “Oggi il vitigno più importante messo a dimora nell’Oltrepò Pavese – scriveva fra l’altro Soldati – è il Pinot: ed è di questo Pinot che si riforniscono in gran parte anche i produttori più famosi di spumanti secchi che prosperano in Piemonte”. Si chiedeva, Soldati, quando le barbatelle di Pinot fossero arrivate in Oltrepò Pavese. Domanda che non ebbe una risposta, se non quella che oggi possiamo dare, soprattutto in relazione alla Valle Versa e ai suoi vini, in particolare i Metodo Classico e gli Charmat da Pinot nero, ma anche il Pinot nero in versione rossa e il Pinot grigio. E’ sicuramente questa l’area dell’Oltrepò, sino ai suoi confini con Piacenza, privilegiata nella coltivazione e nella produzione di Pinot nero, coltivazione e produzione peraltro estesa con ottimi risultati in tutto l’Oltrepò Pavese e tale da potersi fregiare da alcuni anni del riconoscimento DOCG per il Metodo Classico anche nella versione rosé declinata nel marchio collettivo “Cruasé”. Lo si coltiva dalla fine dell’ ‘800, raggiunse le sue prime affermazioni nei primi decenni del ‘900, superata una fase sperimentale con confortanti risultati. Dal cuore della Valle Versa, lo “spumante” dell’Oltrepò iniziò a fare il giro del mondo soprattutto dagli anni ‘70, come nome e come vino, con una propria identità e non soltanto come “giacimento di prelievo”, anche grazie a quello che resta uno dei padri fondatori della spumantistica italiana in senso moderno, il Duca Antonio Denari, uomo della Valle Versa. Senso moderno = qualità di altissimo livello, marketing, strategie di comunicazione che valicassero i confini territoriali, coinvolgimento in eventi mirati di pubblico ed esperti. In poche parole, le basi di una seria cultura e di una seria divulgazione del vino. Bianchi della Valle Versa e delle sue appendici: il Pinot nero in bianco, ma anche Riesling, ma anche Moscato, in primis quello celebre di Volpara, di particolare finezza al palato.

Se Veronelli prediligeva i rossi, un altro grande, Mario Soldati, apprezzava invece i bianchi dell’Oltrepò, come si evince dal suo “Vino al vino – alla ricerca di vini genuini” del 1969 (Arnoldo Mondadori Editore). “Oggi il vitigno più importante messo a dimora nell’Oltrepò Pavese – scriveva fra l’altro Soldati – è il Pinot: ed è di questo Pinot che si riforniscono in gran parte anche i produttori più famosi di spumanti secchi che prosperano in Piemonte”. Si chiedeva, Soldati, quando le barbatelle di Pinot fossero arrivate in Oltrepò Pavese. Domanda che non ebbe una risposta, se non quella che oggi possiamo dare, soprattutto in relazione alla Valle Versa e ai suoi vini, in particolare i Metodo Classico e gli Charmat da Pinot nero, ma anche il Pinot nero in versione rossa e il Pinot grigio. E’ sicuramente questa l’area dell’Oltrepò, sino ai suoi confini con Piacenza, privilegiata nella coltivazione e nella produzione di Pinot nero, coltivazione e produzione peraltro estesa con ottimi risultati in tutto l’Oltrepò Pavese e tale da potersi fregiare da alcuni anni del riconoscimento DOCG per il Metodo Classico anche nella versione rosé declinata nel marchio collettivo “Cruasé”. Lo si coltiva dalla fine dell’ ‘800, raggiunse le sue prime affermazioni nei primi decenni del ‘900, superata una fase sperimentale con confortanti risultati. Dal cuore della Valle Versa, lo “spumante” dell’Oltrepò iniziò a fare il giro del mondo soprattutto dagli anni ‘70, come nome e come vino, con una propria identità e non soltanto come “giacimento di prelievo”, anche grazie a quello che resta uno dei padri fondatori della spumantistica italiana in senso moderno, il Duca Antonio Denari, uomo della Valle Versa. Senso moderno = qualità di altissimo livello, marketing, strategie di comunicazione che valicassero i confini territoriali, coinvolgimento in eventi mirati di pubblico ed esperti. In poche parole, le basi di una seria cultura e di una seria divulgazione del vino. Bianchi della Valle Versa e delle sue appendici: il Pinot nero in bianco, ma anche Riesling, ma anche Moscato, in primis quello celebre di Volpara, di particolare finezza al palato.